Daniele Scaramella 13 Luglio 2015
Dal 1970 sono passati 45 anni e più di quaranta allenatori si sono susseguiti sulla panchina del Vicenza. Quasi uno a stagione. Senza nessuna pretesa di avere in tasca la verità assoluta, abbiamo messo in fila cronologicamente i dieci che in questo ultimo perido "moderno" hanno lasciato una traccia più marcata sul solco della storia vissuta dalla società biancorossa. Lasciamo al lettore decidere quale possa essere la classifica ideale di questi magnifici dieci, certi che qualche esclusione ma anche qualche inclusione, non potrà che suscitare quelle polemiche che sono il sale delle discussioni tra tifosi.
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BRUNO GIORGI: Guida il Vicenza in serie C dalla stagione 1983-84 con l'obiettivo di raggiungere la B.
L'impresa gli riuscirà alla seconda stagione, dopo una prima in cui promuove in prima squadra un sedicenneRoberto Baggio e che chiude al terzo posto con 47 punti, diciassette vittorie, tredici pareggi, quattro sconfitte (una a tavolino) e con un super toto Rondon capocannoniere con 24 gol. L'anno seguente il Vicenza arriva secondo ma a pari punti con il Piacenza che batterà 3-1 dopo i tempi supplementari nello spareggio di Firenze e sarà serie B. Alla sua terza e ultima stagione sulla panchina biancorossa, Giorgi sul campo conquista anche la serie A arrivando attraverso un gioco esaltante, premiato da più di 16.000 presenze in ogni gara al Menti, un terzo posto che però verrà revocato dall'ufficio indagini per il "solito" caso di calcioscommesse italiano. Tecnico taciturno ma carismatico, muore il 22 settembre 2010 a 69 anni a causa di un male incurabile.


RENZO ULIVIERI: Torna al Vicenza, che aveva già alle
nato in B nel 1979/80, nella stagione 1991 in serie C voluto dal presidente Dalle Carbonare. Come accaduto a Bruno Giorgi riuscirà a lasciare l'inferno della serie C solo al secondo tentativo, dopo un lungo testa a testa con l'Empoli battuto al Menti per 2-1. Toscanaccio dal carattere irascibile ma anche ironico e scaramantico Ulivieri guida il Vicenza anche in serie B, raggiungendo una comoda salvezza e ponendo le basi per quella squadra che Guidolin porterà fino in Europa. Attualmente è presidente dell'Associazione Italiana Allenatori Calcio

FRANCESCO GUIDOLIN: Esonerato in serie A dall'Atalanta nel 1993 dopo dieci partite, viene chiamato dal
Vicenza la stagione successiva per raccogliere l'eredità lasciata da Ulivieri. La sua carriera sulla panchina biancorossa avrà un'impennata verticale. Conquista subito la promozione, arrivando terzo dietro a Piacenza e Udinese,riportando il Vicenza in A dopo 16 anni. Nel primo anno nella massima serie ottiene un ottimo nono posto ma il capolavoro lo compie nella stagione successiva quando porta i biancorossi al primo posto in classifica per alcune giornate ma soprattutto avincere la Coppa Italia in finale contro il Napoli. Al quarto anno centra una salvezza più sofferta delle altre ma in Europa il Vicenza giunge fino alla semifinale di Coppa Coppe, arrendendosi al ritorno contro il Chelsea (3-1), dopo aver battuto gli inglesi 1-0 nella gara di andata al Menti. Lascierà Vicenza dopo 4 anni da sogno per i tifosi che gli tributeranno lo striscone "1994-1998: gli anni più belli della nostra storia. Grazie Francesco".

EDOARDO REJA: Subentra a Colomba in serie A nella stagione 1998/99. I tifosi lo accolgono con lo striscione "Salvaci soldato Reja" ma l'impresa purtroppo non riuscirà. Confermato in panchina anche nella successiva stagione di serie B vincerà il campionato con due g
iornate di anticipo e 67 punti totali e 69 reti realizzate mandando ben tre giocatori, Comandini (21), Luiso (13) e Bucchi (10) in doppia cifra. E' lui ad ottenere l'ultima promozione sul campo nella storia del Vicenza. Nuovamente confermato alla guida della squadra in serie A non riuscirà a salvare il Vicenza dalla retrocessione, pur restando in sella fino all'ultima giornata.



GIUSEPPE IACHINI: E' scelto per il dopo Mandorlini e si prende in carico una squadra infarcita di baldi giovani ma alle prime armi. Ai vari Vitiello, Biondini, Bonanni, Padoin, Luca Rigoni, De Martin e Rantieri fanno da chioccia Paganin, Schwoch e Margiotta e alla fine è 13mo posto. Allenatore martello entra nel cuore dei tifosi per la grande cultura del lavoro e per essere riuscito a cogliere il traguardo della salvezza con una rosa di valore ma con poca esperienza. Non ottiene dalla società garanzie sulla conferma dei giocatori e quindi decide di accettare la corte del Piacenza andandosene dopo una sola stagione.


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