17.06.2016
«O Brasile mio, che disastro. Spero mi consoli il Vicenza». Quello di Luis Vinicio de Menezes è uno sfogo composto, saggio. La sua nazionale è stata eliminata al primo turno dalla Coppa America e per O’ lione, 84 anni, brasiliano di Belo Horizonte, è una catastrofe. «Annunciata, però». Bang. È un siluro di collo pieno. Ammortizzato dalla fiducia che Vinicio, straordinario bomber del Vicenza negli anni Sessanta, ripone nei colori biancorossi.
Vinicio, intanto come sta?
Bene, ma potrei stare meglio. Voi sapete quanto spazio ha il calcio nel mio cuore. Ora soffro un po'...
C'era una volta la Selecao...
Già, regalava spettacolo e soprattutto vinceva, quel che non riesce più a fare.
Come mai secondo lei?
Sono lontani i fasti del Brasile che stravinceva, era imbattibile, quasi invulnerabile. C'erano campioni veri, campioni con la c maiuscola in passato.
Però scusi, Oscar, Neymar, Hulk non sono proprio così male...
No, ci mancherebbe. Hanno fantasia, grandi colpi, sono giocatori divertenti, nulla da dire. Ma arrivano già appagati.
In che senso?
I più giovani, soprattutto, giocano i loro campionati in Europa. Poi quando è ora di nazionale, si adagiano un po'.
Proprio quando vestono la maglia della nazionale, che dovrebbe essere motivo di orgoglio?
Proprio così, la nazionale è tutto, l'ho sempre pensato anch'io.
Suvvia, si consoli col Vicenza. Dopo anni molto bui, ha girato pagina.
Ho saputo, è cambiata la proprietà. Una svolta può sempre fare bene e comportare cambiamenti positivi. Ciò non è detto in realtà, ma la speranza è questa. Io amo il Vicenza e voglio solo il bene per questi colori.
Che idea si è fatto di Alfredo Pastorelli?
Potreste dirmelo voi? Io veramente non lo conosco, ho solo saputo dell'avvicendamento. E comunque la cosa più importante, in questo momento, è il risultato sportivo ottenuto dal Vicenza quest'anno: la salvezza.
Al Vicenza augura di tornare in A?
Piano, credo sia giusto andarci con i piedi di piombo. Io sarei felicissimo se solo il Vicenza si facesse trovare all'altezza in un campionato, comunque bello e importante, come quello di B. Il resto potrà venire in futuro. Sarebbe bellissimo.
Torniamo al Brasile. L'eliminazione in Coppa America, per mano del Perù, è stata una sorpresa.
Mica tanto, io me l'aspettavo, proprio per i motivi che in parte ho spiegato. Non è più lo stesso Brasile da un po' di tempo. Si vedeva che non era all'altezza della situazione, pur con formazioni decisamente alla portata.
La colpa è anche di Dunga, che è stato sollevato dall'incarico e che è stato sostituito da Tite?
Il tecnico o il ct, nel suo caso, paga sempre il prezzo di una sconfitta o di un'eliminazione. Però è la squadra che non gira più.
Quanto ha inciso il “Mineirazo”?
Tantissimo, quel 7-1 per la Germania ai Mondiali del 2014, è stato un vero disastro e credo abbia lasciato una ferita profondissima.
Ricordiamo ai più piccini. Perchè O’ lione?
Un giornale di Rio mi celebrò con una poesia: Vinicio, il tuo nome è perfetto, hai nel petto il cuore di un leone. Me lo sono portato appresso.
Chi è il giocatore che più le assomiglia oggi?
Vieri, qualche anno fa... I più grandi che ho visto sono stati Garrincha e Nilton Santos.
A Vicenza è amatissimo. I suoi “ruggiti” infatti sono indimenticabili.
Sono stati anni meravigliosi per me. Sono stato capocannoniere nella stagione '65-'66 e la ricorderò sempre. A Vicenza ho ancora molti amici e spero di tornarci presto. Con la speranza che le cose vadano sempre meglio. E che il Vicenza mi dia quello che il Brasile, in questo momento non mi sta dando.
Tratto da IL GIORNALE DI VICENZA
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