Ciao Cinesinho ci mancherai!
Nell'estate calda del '68 Giussi Farina firmò un assegno di 56 milioni di lire per portare dalla Juventus al Lanerossi Vicenza un giocatore brasiliano che gli esperti già bollavano come finito.
«Era una nostra strategia precisa - ricorda oggi il presidentissimo - quella di prendere vecchi campioni dati per finiti, come Vinicio o Sormani, per poi rigenerarli. Quella volta toccò a Cinesinho. E, come sempre, andò benissimo».
Sidney Colonia Cunha, più noto come Cinesinho, aveva l'età di Gesù Cristo, 33 anni, quando Farina decise di scommettere sul talento misto a disciplina tattica del centrocampista di Rio Grande. Il morbo di Alzheimer se lo è portato via sabato scorso e ieri, dopo la cremazione, si sono tenuti i funerali a San Leopoldo, nello Stato brasiliano di Rio Grande do Sul.
«Mi dispiace davvero tanto - commenta Farina - perché Cinesinho era uno a cui era impossibile non voler bene, un ragazzo d'oro. Aiutava gli altri, non era una prima donna, un vero uomo squadra e di spogliatoio. E poi non bisogna dimenticare che col pallone tra i piedi di sapeva fare. Non gli mancava neanche il senso dell'umorismo. Ricordo cosa mi disse dopo una partita persa 5-0: "Presidente, siamo stati bravi, volevano farci il sesto ma abbiamo resistito". Adesso mi viene da ridere, allora la presi meno bene».
Quello che Farina non dice è quel che fece per il brasiliano alla fine della carriera da calciatore, conclusa nel 1972 dopo 254 partite in serie A con le maglie di Modena, Catania, Juventus e Lanerossi, e 25 gol (90 presenze e 10 gol in maglia biancorossa). «Al termine di quel campionato (concluso con l'ultima partita del Cina proprio a Torino contro la "sua" Juve, ndr) - racconta Adriano Bardin, compagno di squadra e poi allievo del Cinesinho allenatore - lui ci salutò tutti in maniera commovente. Partiva per il Brasile dove voleva tentare un'avventura imprenditoriale. Qualche tempo dopo mandò una lettera in cui spiegava che quell'avventura non era andata bene e chiese a Farina se poteva dargli una mano. Il presidente non si tirò indietro, lo riprese come aiuto allenatore, poi come allenatore. Ricordo quante parolacce mi disse alla fine del primo tempo, dopo un gol beccato da lontano contro la Sampdoria. Alla fine riuscimmo a rimontare e lui venne a spiegarsi: "L'ho fatto solo per caricarti, sei stato un grande". Questo era Cinesinho».
Era anche quello in grado di palleggiare 500 volte con una pallina da tennis e quello pronto a uscire di scena quando si rese conto che non riusciva più a star dietro ai giovani. La sua ultima stagione, 1971-72, per la cronaca, fu l'ultima in cui le figurine Panini si dovevano attaccare «con la colla o con la cellina». Dal 1972-73 divennero tutte autoadesive. Con quelle nuove "figu" e senza Cinesinho sull'album, il calcio genuino cominciò lentamente a sbiadire.
Sidney Colonia Cunha, più noto come Cinesinho, aveva l'età di Gesù Cristo, 33 anni, quando Farina decise di scommettere sul talento misto a disciplina tattica del centrocampista di Rio Grande. Il morbo di Alzheimer se lo è portato via sabato scorso e ieri, dopo la cremazione, si sono tenuti i funerali a San Leopoldo, nello Stato brasiliano di Rio Grande do Sul.
«Mi dispiace davvero tanto - commenta Farina - perché Cinesinho era uno a cui era impossibile non voler bene, un ragazzo d'oro. Aiutava gli altri, non era una prima donna, un vero uomo squadra e di spogliatoio. E poi non bisogna dimenticare che col pallone tra i piedi di sapeva fare. Non gli mancava neanche il senso dell'umorismo. Ricordo cosa mi disse dopo una partita persa 5-0: "Presidente, siamo stati bravi, volevano farci il sesto ma abbiamo resistito". Adesso mi viene da ridere, allora la presi meno bene».
Quello che Farina non dice è quel che fece per il brasiliano alla fine della carriera da calciatore, conclusa nel 1972 dopo 254 partite in serie A con le maglie di Modena, Catania, Juventus e Lanerossi, e 25 gol (90 presenze e 10 gol in maglia biancorossa). «Al termine di quel campionato (concluso con l'ultima partita del Cina proprio a Torino contro la "sua" Juve, ndr) - racconta Adriano Bardin, compagno di squadra e poi allievo del Cinesinho allenatore - lui ci salutò tutti in maniera commovente. Partiva per il Brasile dove voleva tentare un'avventura imprenditoriale. Qualche tempo dopo mandò una lettera in cui spiegava che quell'avventura non era andata bene e chiese a Farina se poteva dargli una mano. Il presidente non si tirò indietro, lo riprese come aiuto allenatore, poi come allenatore. Ricordo quante parolacce mi disse alla fine del primo tempo, dopo un gol beccato da lontano contro la Sampdoria. Alla fine riuscimmo a rimontare e lui venne a spiegarsi: "L'ho fatto solo per caricarti, sei stato un grande". Questo era Cinesinho».
Era anche quello in grado di palleggiare 500 volte con una pallina da tennis e quello pronto a uscire di scena quando si rese conto che non riusciva più a star dietro ai giovani. La sua ultima stagione, 1971-72, per la cronaca, fu l'ultima in cui le figurine Panini si dovevano attaccare «con la colla o con la cellina». Dal 1972-73 divennero tutte autoadesive. Con quelle nuove "figu" e senza Cinesinho sull'album, il calcio genuino cominciò lentamente a sbiadire.
Marino Smiderle
Giornale di Vicenza
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18/04/2011 Comune di Vicenza
Il cordoglio del sindaco Variati per la morte di Sidney Cunha, grande calciatore biancorosso
“So di interpretare i sentimenti di tanti vicentini nel ricordare il calciatore brasiliano Sidney Cunha, in arte Cinesinho, all’indomani della sua scomparsa, avvenuta sabato scorso a Rio Grande – dichiara il sindaco Achille Variati a proposito della scomparsa del grande giocatore biancorosso -. Sono sentimenti, di nostalgia e riconoscenza verso un grande campione, da me condivisi, perché non c’è dubbio che pochi giocatori come il ‘Cina’, così affettuosamente chiamato da migliaia di tifosi, hanno segnato un’epoca nella storia del nostro amatissimo Vicenza. Mi riferisco ai quattro tornei di serie A, fra il 1968 e il 1972, legati in modo indissolubile alla figura di questo centrocampista dotato di una straordinaria tecnica, squisitamente ‘carioca’, grazie alla quale l’allora Lanerossi Vicenza conquistò alcune, memorabili salvezze nel massimo campionato nazionale. Nel momento dell’addio a Cinesinho, trovo doveroso e utile ricordarlo non solo come eccelso calciatore, ma anche come ‘vicentino di passaggio’, divenuto tale mentre, in maglia biancorossa, donava alla nostra città i frutti del suo talento, sportivo e professionale”.
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Il ricordo di Cinesinho: "Io come Pelè e Garrincha"
Cinesinho gioca con la palla come un delfino in un allenamento del '64 allo stadio Cibali
(foto tratta dal libro Tutto il Catania minuto per minuto, Geo, 2010)
20 aprile 2011 Una lunga malattia segnata dall'Alzheimer. Ma chi era il fuoriclasse brasiliano che sconfisse Pelè nella finale del campionato Paulista contro il Santos nel lontano 1957? In Italia ha giocato con Modena, Catania e Juventus vincendo uno scudetto.
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dal BLOG: IL PALLONE RACCONTA
CINESINHO
Ma il Cina, ha già trenta primavere ed ha saggezza da vendere, capisce subito che cosa la società vuole da lui e non si tira indietro davanti alla responsabilità. Con Heriberto bisogna correre e correre, c’è poco da fare, il “movimiento” sarà discutibile, ma ha poche alternative e molti vantaggi; chiaro che ha anche il grave svantaggio di obbligare chi lo esegue la domenica a super lavoro settimanale, sotto l’occhio attento e persino impietoso di Heriberto. Ma la fatica è compensata dai risultati, che già prima dell’inizio del campionato destano speranze tra i tifosi bianconeri: la finale di Coppa Italia, nella calda notte romana, è un netto successo della Juventus sull’Inter europea e mondiale, nonché il primo, proficuo approccio di Cinesinho con il gioco juventino.
Non tutto è perfetto nel meccanismo della squadra ed è altrettanto logico che non si debba subito pretendere dal Cina, di dialogare ad occhi chiusi con il resto della formazione. Ci sarà tempo per curare i collegamenti tra reparto e reparto ed anche per perfezionare un certo tipo di lavoro, che Heriberto vuole far svolgere al brasiliano; il campionato che va a cominciare non rappresenta per i bianconeri che una tappa importante di riavvicinamento allo scudetto, nessuno pretende miracoli subito e questo giova, non poco, alla serenità dell’ambiente. Ha la tendenza ad ingrassare ma, con Heriberto, non ci riesce. Sin dal primo giorno di allenamento, il Ginnasiarca lo tasta con i piedi, gli salta delicatamente sulla pancia, poi lo fa stendere a terra e, sollevandolo con le due mani, lo setaccia, come i contadini setacciano il grano.
«Feci tutto quello che mi diceva Heriberto», ricorda, «e vidi subito i risultati. Con lui eravamo attaccanti e difensori, andavamo in goal e salvavamo il portiere; potrà anche fare ridere, ma mi sentivo più giovane di quando giocavo a Modena oppure a Catania o, addirittura, di quando era ancora in Brasile, nel Palmeiras».
Il primo campionato di Cinesinho in bianconero è positivo, al di sopra delle previsioni più rosee. Il brasiliano ha una volontà che compensa abbondantemente la non eccelsa classe e gli consente di competere, senza complessi, con i più quotati registi nostrani; la squadra ne approfitta immediatamente per assestarsi nella parte alta della classifica, grazie ad una serie strepitosa di partite senza sconfitta, ben 12 consecutive. Il Cina guida la squadra con esemplare disciplina tattica e, talvolta, si scopre anche nelle vesti di rifinitore, conquistandosi le simpatie del pubblico torinese e non. A San Siro, dove a squadra cede nel finale al Milan, è sua la rete del vantaggio juventino e, se la rimonta rossonera si concretizza, è anche perchè il Cina si infortuna, un brutto strappo che lo terrà fermo per due turni. 31 e 4 reti segnate, di cui tre nelle ultime partite; il bilancio è più che lusinghiero, la maglia numero 10 è sua anche per l’anno dopo.
Cinesinho è definitivamente consacrato regista di talento, non ci sono sbavature nella sua manovra che è ricca di fluidità, oltre che superba sul piano dinamico; a Bergamo, prima giornata, tutti si accorgono di quanto sia importante nell’economia del gioco bianconero un punto di riferimento come lui, che dirige la manovra e, non di rado, la finalizza con imbeccate precise alle punte. L’Atalanta è trafitta due volte e sempre c’è di mezzo Cinesinho, una volta come suggeritore e l’altra come freddo esecutore. Il seguito è tremendamente regolare, sempre su livelli di eccellenza; certo che non sempre al risultato si accomuna lo spettacolo, ma bisogna avere pazienza, il collettivo è anche sacrificio dell’estro a favore del risultato. Il Cina fa talora cose splendide, come a Firenze, terza giornata, 2-1 finale con zampata vincente di Depaoli e gran regia del brasiliano in giornata di grazia; o come a Napoli, nel fango e contro gli azzurri arrembanti, dove lotta da gladiatore propiziando, tra l’altro, il contropiede vincente di Favalli.
Ma tutto il suo campionato sarebbe da ricordare, ricco com’è di spunti di valore e di strenuo impegno. Ancora trentuno presenze alla fine, l’ultima coincidente col successo scudetto sulla Lazio. Il secondo anno del Cina in bianconero ha pienamente confermato il primo, arricchendo anzi il suo curriculum di note di merito. Heriberto è, giustamente, orgoglioso di questo ultra trentenne irriducibile, che galoppa come un ragazzino ed illumina di buon senso il gioco dei compagni. Il tempo vola, l’estate è avara di novità per i colori bianconeri, anche se la tifoseria invoca acquisti decisivi, per affrontare degnamente attrezzati la Coppa dei Campioni; Volpi mantovano e Simoni granata non sono il massimo della vita ed è chiaro che Heriberto dovrà contare sugli stessi uomini che hanno strappato lo scudetto dalle maglie nerazzurre.
Si comincia bene, i greci del Pireo nettamente battuti, caricano la Juventus anche per le fatiche campionatali e la classifica è sostanziosa, anche se non più di vertice assoluto. Cinesinho, in particolare, sembra ulteriormente migliorato nella parte di suggeritore e dal suo piede partono palloni carichi di saggezza; anche se il gioco verticalizzato non è propriamente conforme alle sue visioni di gioco, che spesso indulgono al passaggio laterale. Il pubblico, che pure non smette di apprezzare lo sgobbare perpetuo del Cina, si domanda se non c’è un modo più stringato e più spettacolare per vincere, giocando magari in modo più deciso negli affondi e, così, comincia a disapprovare i beniamini, non appena se ne presenta l’opportunità, sotto specie di passo falso in classifica. Qualcuno avanza l’ipotesi che, un trentatreenne come Cinesinho, sia agli sgoccioli sul piano fisico e la polemica è persino suffragata dai frequenti infortuni del brasiliano, costretto a disertare partite importanti.
Per fortuna, la squadra ha una impennata nel finale di stagione e proprio Cinesinho si rende protagonista dell’impresa più prestigiosa del torneo, vale a dire la vittoria al San Paolo contro gli azzurri, che finiranno secondi dietro il Milan campione. 31 marzo 1968, i bianconeri che attendono il Benfica per le semifinali di Coppa dei Campioni, si cimentano contro gli azzurri partenopei in un incontro difficilissimo. Primo tempo arrembante, Juliano e Altafini assaltano, ma non fanno breccia nella rocca forte juventina, rinforzata dai centrocampisti e dal Cina in special modo. Poi, di colpo, all’inizio della ripresa, esce di prepotenza la Juventus, come svegliata da una lunga attesa sonnolenta; Depaoli infila Zoff e lo stadio ammutolisce. Un attimo ed il Napoli cerca di scatenarsi all’attacco; niente da fare, a centrocampo non si passa, è ora la Juventus che domina il gioco. E chiude il conto con un goal che ha del diabolico; è proprio Cinesinho che lo realizza, con un tiraccio assolutamente imprevedibile dall’altezza del corner, che inganna Zoff ed i difensori appostati. A nulla servirà il goal in extremis di capitan Juliano, finisce 2-1 per la Juventus.
Sono sprazzi, si capisce, ma neanche poi troppo isolati, se è vero che, nelle ventitré partite disputate in quel torneo, altre due volte la stoccata del Cina si rivela decisiva. Il campionato si chiude, il futuro è ricco di prospettive e la Juventus non vuole essere tagliata fuori dalle grandi manovre. Arrivano Anastasi, Haller, Benetti ed altri ancora di fresca fama; e parte, tra gli altri, Cinesinho, destinazione la provincia veneta, vicentina in particolare, che da sempre porta longevità pedatoria. Una volta disse: «Il centrocampista deve lasciare i nervi a casa, nel cassetto della tavola, un centrocampista nervoso non serve alla squadra, non può ragionare».
Usciva da un calcio favoloso, coi radiocronisti dalla pazzesca parlantina, trascinati all’euforia dalle ineguagliate prodezze di Pelè, oppure Garrincha. Cinesinho soltanto quei due considerava più grandi della massa; in realtà, il Cina si distingueva per la sua scienza nel calciare. Su calcio piazzato il suo pallone mistificava le difese avversarie e consentiva appostamenti vittoriosi al furbo Depaoli od all’estroso Zigoni. Cinesinho pareva lento ed era velocissimo ed ubriacante. «Io possiedo il riflesso del campione. Il mio riflesso è il tempo impiegato per direzionare il pallone. Io, come Pelè e Garrincha, ho il riflesso molto veloce. Il mio compagno smarcato riceve subito il pallone».
Tre anni di Juventus non si dimenticano, dirà e dice il gentiluomo Cinesinho.
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BIOGRAFIA tratto da WIKIPEDIA
Sidney Colônia Cunha, meglio noto Chinesinho o anche Cinesinho (Rio Grande, 1º gennaio 1935 – Rio Grande, 16 aprile2011), è stato un calciatore e allenatore di calcio brasiliano, di ruolomezzala.
La sua data di nascita è stata spesso argomento di disputa. Finché militava nel Modena, nel Catania e nella Juventus gli almanacchi riportavano la data del 28 giugno, ma dopo il suo passaggio al Lanerossi Vicenza emerse quella del 1º gennaio, data che lui stesso ha sempre confermato come sua data di nascita. L'albo degli allenatori inoltre lo registrò come nato il 13 gennaio.
Il figlio, Sidney Cunha, nato a San Paolo il 15 giugno 1961, ha giocato come interno negli anni ottanta nelle giovanili del Catania e nel Forlì, senza mai arrivare al livello del padre.[1]
È deceduto il 16 aprile 2011, dopo anni di sofferenza causata dallamalattia di Alzheimer.[2][3] I suoi funerali si sono tenuti il 18 aprile a San Leopoldo nello stato di Rio Grande do Sul. Il suo corpo è stato cremato.[4]
Il 17 aprile, giorno successivo alla scomparsa, allo stadio Massimino diCatania, in occasione dell'incontro di calcio Catania-Lazio (1-4) è stato osservato un minuto di raccoglimento in sua memoria.[5]
Indice
[nascondi]Caratteristiche tecniche
Come molti altri calciatori brasiliani, aveva un soprannome legato al suo aspetto, che con gli occhi a mandorla e il viso paffuto, unitamente ad una statura che non arriva al metro e settanta, lo faceva sembrare un piccolo cinese ("chinesinho" in portoghese).
Veloce e tecnico,[3] Batteva calci d'angolo e calci di punizione ad effetto micidiale, soffriva le marcature strette, scendeva anche in difesa per iniziare nuovamente l'azione d'attacco.[6] Memorabile una sua punizione, tirata all'altezza della bandierina del calcio d'angolo, allo stadio San Paolo di Napoli in un Napoli-Juventus del campionato 1967-68, con Zoff e la difesa napoletani nettamente sorpresi dalla traiettoria del pallone.[7]
Carriera
Giocatore
Giocò in Brasile nel Renner, nell'Internacional e nel Palmeiras; in questo periodo, fu convocato 17 volte in nazionale, collezionando 7 reti.
Nel 1955 debuttò nell'International di Porto Alegre, insieme a Larry e Bodinho, vincendo in quello stesso anno il Campionato Gaúcho, titolo che aveva già vinto con il Renner l'anno precedente, e nel 1956 fu convocato nella nazionale brasiliana per iGiochi Panamericani di quell'anno disputati a Città del Messico, giochi vinti con Cinesinho che nel corso della manifestazione realizzò quattro reti (tre nel 7-1 contro la Costa Rica e una contro l'Argentina). Nel 1958 insieme a Valdir eAndrade fu ceduto al Palmeiras, con cui nel 1959, insieme a Valdir, Djalma Santos, Zequinha, Julinho, vinse il campionato Paulista, contro il Santos di Pelé dopo tre incontri di finale di cui il terzo giocato allo stadio Pacaembu di San Paolo. Nel 1960con la sua squadra di club vinse la Taça Brasil.
Nel Palmeiras realizzò in totale 55 reti.
Con la nazionale partecipò alla Coppa America 1959, disputata in Argentina, ma in occasione dei Mondiali del 1962 disputati in Cile gli fu preferito Mengálvio.
Arrivò in Italia nel 1962 al Modena neopromosso in Serie A dove segnò 3 reti in 20 gare, di cui la prima realizzata contro il Genoa nella prima partita casalinga giocata allo Stadio Braglia. Arnaldo Tirone, presidente del Palmeiras, sul sito ufficiale della società ricorda che «con i soldi della vendita di Cinesinho il Palmeiras acquistò 15 giocatori formando così la prima academia, una grande squadra».[8]
Al termine della prima stagione in Italia in cui, pur essendo stato frenato dagli infortuni, aveva dato un notevole contributo alla salvezza del Modena, passò nel1963 al Catania dove rimase per due stagioni totalizzando 59 presenze e 5 reti, disputando anche la finale di Coppa delle Alpi 1964, persa contro il Genoa allostadio Wankdorf di Berna.
Nel 1965 passò alla Juventus sostituendo nel ruolo e nel numero di maglia Omar Sívori, vincendo all'esordio in bianconero la Coppa Italia 1965 nella finale disputata il 29 agosto 1965 contro l'Inter all'Olimpico di Roma. Nella formazione allenata dalparaguaiano Heriberto Herrera divenne, con le sue straordinarie doti di palleggio, tecnica sopraffina e lunghi e precisi lanci, il faro di centrocampo dei bianconeri campioni d'Italia nel 1967.
In tre campionati disputati con la Juventus segnò 8 reti in 85 partite dopodiché nell'estate 1968 fu ceduto al Lanerossi Vicenza; con i biancorossi visse una seconda giovinezza realizzando 10 reti in 90 partite.[9]
Allenatore
Chiusa la carriera, ricoprì incarichi tecnici nelle file beriche, fra cui quelli di secondo allenatore e anche di allenatore della prima squadra. Allenò poi il Foggia con cui retrocedette in serie C e il Forlì, con cui sfiorò la promozione in Serie B nelcampionato 1979-1980, ma fu poi esonerato nel campionato successivo.
Nel 1985 tornò ad allenare il Palmeiras per 14 incontri, ottenendo 5 vittorie, 6 pareggi e 3 sconfitte.[8]
Statistiche
Cronologia presenze e reti in nazionale
Palmarès
Club
Competizioni nazionali
- Renner: 1954
- Internacional: 1955
- Palmeiras: 1959
- Taça Brasil: 1
- Palmeiras: 1960
- Juventus: 1966-1967
- Coppa Italia: 1
- Juventus: 1964-1965
Nazionale
- Brasile: 1956
Note
- ^ Almanacco illustrato del calcio 1983, Panini, Modena, 1982, p. 302.
- ^ Lutto: morto Cinesinho, ex Catania e Juventus Golsicilia.it
- ^ a b È morto Sidney Colonia Cunha "Cinesinho" Emiliaromagnasport.com
- ^ Funerali in Brasile per Cinesinho, ex Juventus. URL consultato il 18 aprile 2011.
- ^ Catania-Lazio, un minuto di raccoglimento per la scomparsa di Cinesinho Tuttomercatoweb.com
- ^ Carmelo Gennaro, Luigi Prestinenza, Dal fondo un traversone, A&B Editrice, Acireale-Roma 2003, pp. 41-45.
- ^ Il pallone racconta - Misteri, grandi uomini, gioie e dolori del gioco più bello del mondo. URL consultato il 18 aprile 2011.
- ^ a b Ídolo eterno, Chinesinho morre aos 75 anos no Rio Grande do Sul. URL consultato il 18 aprile 2011. La notizia della scomparsa di Cinesinho sul sito del Palmeiras con il ricordo del presidente della società Arnaldo Tirone
- ^ (EN) Davide Rota, Brazilian Players and Coaches in Italy, RSSSF.com, 5 novembre 2005.
- ^ (EN) Statistiche su Nasljerseys.com
- ^ Fenomeno Toni in la Repubblica, 03 gennaio 2010.
- ^ Marco Ansaldo, Addio a Cinesinho, l'erede di Sívori in la Stampa, 18 aprile 2011.
Collegamenti esterni
- (EN) Chinesinho su National-football-teams.com, National Football Teams.
- (PT) Statistiche in Nazionale su CBF.com.br (dati aggiornati al 2007)
- Dario Marchetti (a cura di), Chinesinho su Enciclopediadelcalcio.it, 2011.
- (EN, RU) Statistiche su mamvs.narod.ru
- (EN, ES, FR, PT) Chinesinho su sambafoot.com, Sambafoot RCS Paris.
[mostra] Nazionale brasiliana · Campionato Panamericano 1956 |
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[mostra] Nazionale brasiliana · Campeonato Sudamericano 1959 (Argentina) |
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